Lumina in tenebris

Lumina in tenebris

Foto Luca Concas

Foto Luca Concas

Crediti

Elaborazione drammaturgica, regia e interpretazione Elena Bucci e Chiara Muti

Produzione Ravenna Festival

In Collaborazione con la compagnia Le belle bandiere

Ricerca drammaturgica Chiara Muti

Disegno luci Vincent Longuemare

Cura e drammaturgia del suono Raffaele Bassetti

Costumi Manuela Monti

Direzione di scena Giovanni Macis

Note di regia

Quale magia rende così presente e viva l’opera di Dante? La forza della poesia? E cosa è la poesia? Come luce e suono impalpabile viaggia veloce, seguendo vie imprevedibili, passa attraverso il tempo e la storia, resiste tenace a ogni censura, esilio, dittatura, cecità, rimbalza attraverso voci diverse, maestre le une alle altre. Dall’antichità al presente affronta le domande senza risposta che ci rendono sorelle e fratelli: chi siamo, dove andiamo, da dove veniamo? Da dove nasce la capacità visionaria dei poeti che sa esprimere tutto quello che vorremmo e non sappiamo? La ricerca della conoscenza passa attraverso lo smarrirsi per ritrovarsi, poi, trasformati. Le parole poetiche brillano nel buio dello sperdimento, lumina in tenebris, quando ci si ritrova “per una selva oscura che la diritta via era smarrita” e non si può fare altro che intraprendere il viaggio che dall’inferno ci porta alla luce. Dante non si è perso anche perché guidato dai poeti che lo hanno preceduto, come lui stesso è stato cibo per chi lo ha seguito. Di poesia forse ha bisogno il nostro pianeta smarrito per trovare cura e coraggio? In questo anno dedicato a Dante, abbiamo cercato le parole di chi a lui è stato maestro e di chi ha avuto in lui una guida nell’ispirazione, a partire dalla Bibbia passiamo La luce della poesia 5 dall’archetipico viaggio di Enea immaginato dal maestro Virgilio a Boezio imprigionato e consolato dalla filosofia, da Milton che racconta della perdita del Paradiso a Primo Levi che nel lager si aggrappa alla memoria del viaggio di Ulisse dantesco, dal Pasolini dell’incompiuta Divina Mimesis che si confronta con paure e dubbi del primo canto della Commedia alle domande di Pascal, passando attraverso i versi d’amore di Byron, le visioni ultraterrene di Balzac, la perdita di Euridice narrata da Rilke, le apparizioni dello spirito femminile che crea e rigenera incarnato da Beatrice. Insieme ci mettiamo al servizio di questa potenza, immaginando un contemporaneo viaggio, incantate dalla bellezza di tanti talenti diversi uniti in un coro che illumina il mistero del vivere.

“…Pour ses débuts dans la mise en scène lirique, Chiara Muti, fille ainée du maestro, atteint d’emblée les sommets. La triade jugement-liberté-pardon constitue la clé de son travail: impossibilité pour Susanna de réprimer sa propre nature; besoin du pardon que la nonne implore, admettant sa faiblesse.Toute la production… transpire et respire le théâtre, avec un petit quelque chose de cinématographique parfois (le regard terrifié, fixé sur nous spectateurs, de deux jeunes soeurs agenouillées.)… Hystérie, mysticisme, érotisme s’entremêlent dans Sancta Susanna, comme rarement dans l’histoire de l’opéra. Ici, le spectateur est saisi d’une horreur voluptueuse qui ne le lâche plus, jusqu’à l’anthologique image finale, avec les soeurs criant “Satana!” d’un coté et Susanna s’immobilisant, comme baignée par la lumière de la rédemption. Une très, très grande soirée…”

Sergio Albertini
OPERA MAGAZINE, 10 Luglio 2012

“…La regia di Chiara Muti esemplare di esattezza e di eleganza…”

Mario Bortolotto
IL FOGLIO, 19 Luglio 2012

“… una definizione di sicura impronta visuale nel suggestivo gioco chiaroscurale di evidente rimando pittorico, coerente con l’intendimento registico di rivedere la vicenda dall’interno, sul versante dell’inconscio anziché farne pretesto di un inutile scandalismo…”

Gianpaolo Minardi
CLASSIC VOICE, 9 Luglio 2012

“…il perfetto spettacolo di Chiara Muti evita ogni approssimazione alle lussurie conventuali e volgari…”

Alberto Arbasino
IL Corriere della sera, 27 Luglio 2012

“…è musicalissimo, e teatralmente molto meditato, il debutto nella regia di Chiara Muti… segue il senso e le accensioni di Hindemith con un’azione dominata da luci stagliatissime, quasi cinematografiche, e plasmando i personaggi con un piglio più “attoriale” che melodrammatico… Bella l’intuizione conclusiva: il grido di “Satana!”, lanciato dalle suore a Susanna , finisce per colpire come un boomerang, ritorcendosi contro di loro, mentre la nostra eroina trova la luce della redenzione.”

Leonetta Bentivoglio
La Repubblica, 7 Luglio 2012

“…l’allestimento riassume il senso non blasfemo bensì vitale dell’argomento fa apparire come dal nulla, in un fiotto di luce mattutina, il cespo di lillà che accoglie il sano amplesso dei due amanti e prolunga l’effetto imperioso, carnale, all’interno della cappella scura in cui Susanna e Klementia dialogano… sulla Sancta che va cercando ragioni al proprio turbamento piovono petali violetti… color di viola l’aria metaforica del tutto… Ci sono buon gusto, coscienza storica dell’espressionismo, qualche delizioso abbandono decadente…”

Rita Sala
Il messaggero, 8 Luglio 2012

“…molto interessante la regia di Chiara Muti… pone l’accento sulle difficoltà psicologiche della clausura e sulla ricerca del perdono dopo il peccato…”

Giuseppe Pennisi
L’Avvenire, 8 Luglio 2012

“…La musica ha trovato adeguato svolgimento visivo nello spettacolo diretto da Chiara Muti… perfettamente studiati tutti i movimenti degli attori, splendida la cascata di lillà che illuminano il nero della chiesa e decisamente giusta la scelta di evitare effetti facili come l’apparizione del famoso ragno o le scene di nudo… felice anche la sottolineatura della “diversità”, del contrasto tra l’umanissima Susanna e la durezza dogmatica dell’integratissima Suor Klementia…”

Enrico Gatta
il giorno / il resto del carlino/ la nazione, 8 Luglio 2012

“…la forza delle immagini (scene di leonardo Scarpa, costumi di Alessandro Lai) è in parallelo con la musica di Hindemith… che riesce ad esprimere il bruciante contenuto del dramma con precisione infallibile… Attenta, precisa, rigorosa, senza forzature, ma rispettosa del libretto e della musica è la lettura di Chiara Muti, che ha dato all’opera il giusto equilibrio tra estasi erotica e fede, facendo svolgere l’azione su due piani scenografici: uno più scuro, dove le suore strisciano come larve, l’altro più arioso, il giardino coi suoi fiori di lillà, simbolo di tentazione… “

Osvaldo Scorrano
LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO / LA SICILIA, 7 Luglio 2012

“…Sussanna è una Salomé in salsa monastica, realizzata con grande forza di sintesi teatrale, sostenuta dalla bellissima ideazione scenica della regista Chiara Muti… Così si fa il teatro in Musica…”

Giovanni Gavazzeni
il giornale, 14 luglio 2012

” …Chiara Muti condivide la musica e racconta, rigorosa e vibratile… Luci di taglio drammatico isolano i soprassalti della recitazione: smarrita, insofferente di fisicità e poi allucinata, prorompente quella di Susanna, così intensa nella fede da esser chiamata Santa…”

Franca Cella
Amadeus, 10 Luglio 2012

“…Chiara Muti, al suo debutto nella regia lirica, gioca la carta di un’interpretazione elegante…viene conservata una luminosità di fondo ricca di verità umane, sfumate nella sensualità notturna della protagonista. Gli austeri costumi di Alessandro Lai sono illuminati dalla bellissima cascata di lillà che, sul fondo cupo della chiesa, diventa l’elemento chiave della scena col profuma inebriante che emana e avvolge i sensi…”

Claudia Mambelli
L’OPERA, 9 Luglio 2012

“…Chiara Muti attrice di cinema e teatro alla regia… l’esordio felicissimo sorprende, perché testimonia i lunghi sguardi, le riflessioni, la sensibilità di una giovane vita cresciuta principalmente a teatro. C’è un perfetto dominio dell’insieme del palcoscenico, in questa lettura; un passo drammaturgico dosato nei minimi dettagli ma anche una cifra personale; che si esprime in alcuni flash cinematografici e in gesti inaspettati. I primi storicizzano la storia, i secondi le donano una naturalezza ingenua, che la rende vera. Lo sguardo atterrito, fisso e sgranato delle due sutrine, ad esempio, che terrorizzate fissano la sala, immobili, in ginocchio, con gli occhi sbarrati a palla, senza che noi sappiamo veramente cosa stiano vedendo di tanto mostruoso.. è chiaramente una citazione dal vocabolario crudo del cinema muto, coevo all’opera di Hindemith….”

Carla Moreni
il sole 24ore, 15 Luglio 2012

“…geniale Lichtstimmungen, grossartige Beherrschung des Raumes, ausgezeichnete Sängerinnenführung…”

Robert Quitta
ORPHEUS, 9 Luglio 2012