Le nozze di Figaro

Le nozze di Figaro

La rivoluzione é in marcia! Ma Mozart va al di là... ci disegna per quello che siamo sublimando vizi e virtú dell'umana natura

Foto Silvia Lelli

Foto Silvia Lelli

Crediti

LE NOZZE DI FIGARO di WOLFGANG AMADEUS MOZART
Ossia la folle giornata
Teatro Petruzzelli di Bari
Libretto di Lorenzo Da Ponte
Tratto dalla commedia La folle journèe ou le mariage de figaro di Pierre-Augustin Caron de Beaumarchais
Musica di Wolfgang Amadeus Mozart

Direttore Matthew Aucoin
Regia Chiara Muti
Scene Ezio Antonelli
Costumi Alessandro Lai
Disegno luci Vincent Longuemare
Assistente costumi Concetta Nappi
Prima esecuzione: Vienna, Burgtheater, 1 maggio 1786

Figaro
Alessandro Luongo
Il conte d’Almaviva
Edwin Crossley-Mercer
La Contessa d’Almaviva
Eleonora Buratto
Susanna
Maria Mudryak
Cherubino
Paola Gardina
Margherita Rotondi
Marcellina
Laura Cherici
Bartolo
Fabrizio Beggi
Basilio
Bruno Lazzaretti
Don Curzio
Giorgio Trucco
Barbarina
Anne Marine Suire
Antonio
Matteo Peirone

Note di regia

CORTE – intesa come luogo di pubblico dominio. Non esiste intimità, la pedana centrale è metafora di luogo di rap- presentazione, alla mercé di tutti…

Le scale sono il simbolo del cambiamento sociale in atto… segno di mutamento continuo… c’è chi sale e c’è chi scende… Nessuna posizione è acquisita per certo… Tutto è in continua evoluzione…

NATURA – presente in scena da principio, la natura sotto forma di salici piangenti, si fa strada d’atto in atto, finendo per appropriarsi dello spazio… Quale metafora dell’istinto che prevarica sulla ragione… e la Natura sull’uomo…

DESIDERIO – presente sin dall’inizio in scena, represso, tradito, condiviso, respinto, mascherato… sotto tutte le forme possibili…

AMORE – ne “La Folle Journée” sono presenti tutti gli stadi dell’amore. Adolescenziale (Cherubino e Barbarina), passionale (Figaro e Susanna), tradito ed annoiato (Conte e Contessa), maturo, di convenienza (Marcellina e Bartolo), senza contare le figure trasversali di Don Curzio (la legge Balbuziente), Basilio (cinico e solitario per scelta e paura di soffrire) e Cherubino (rappresentazione stessa del DESIDERIO). -La Folle Journée – intesa come metafora d’un tempo tiranno che passa e dal quale nessun Amore può difendersi… La quotidianità, prima nemica della Passione, avvolge di noia il Conte e la Contessa, e con loro anche la classe sociale a cui appartengono per nascita e non per conquista. In questo stato di malinconica apatia la Nobiltà risulta già perdente di fronte al dinamismo di una nuova classe sociale che non ha più paura di affermarsi. – Che Virtù! Che Giustizia! – apostrofano così il Conte con ironia sibillina i suoi stessi servi! La Rivoluzione è in marcia! Ma Mozart va al di là…

Ci disegna per quello che siamo, descrive e sublima i vizi e le virtù…

Descrive la miseria della natura umana ed allo stesso tempo la grandezza che l’uomo ha nel far fronte al proprio destino, e di perdonarsi, nonostante tutto! Nonostante i peccati e le miserie…

La natura, rientrando alla corte, riguadagna lo spazio che si merita… la Natura intesa come istinto e libertà d’esser se stessi… lontani dai “muri” che ci siamo costruiti imprigionandoci… e nel giardino, nella notte, l’istinto che è per eccellenza attributo femminile vince! La Natura ha la meglio su tutti e, nella natura, il perdono può essere completo… la Contessa perdona, con il Conte, i nostri peccati, le nostre imperfezioni, che, attraverso Mozart, si manifestano con altitudini miracolose, da perdere il fiato… Come se chiedesse perdono a Dio per noi, per le nostre miserie, ma lo facesse con tale perfezione… da farci credere d’essere parte di quel Divino che ci sfugge…

La Contessa perdona un infedele… lo perdona sapendo che peccherà… ancora e ancora… lo perdona nonostante tutto… e tutti rispondono “Ah! Tutti contenti saremo così” ma pianissimo… quasi con la paura di spezzare quell’attimo incantato d’illusione, quello per cui lottiamo ogni giorno contro le avversità… Sublime attimo di Verità che ci sfugge ma a cui i nostri cuori anelano… e si scopre, con questo perdono, che si può essere veri pur mentendo, e correre a festeggiare la vita… annebbiando la Tragedia in atto… nel tumulto, nel fremito… per dimenticare nuovamente e ancora nuovamente chi siamo…

Testo di Chiara Muti

“Il dinamismo di una folle giornata”

“Bari: l’esecuzione eccellente e l’efficace regia di Chiara Muti garantiscono un pieno successo alle Nozze di Figaro” “…Uno dei motivi di attrazione dell’allestimento, era l’affidamento della regia dello spettacolo a Chiara Muti e le aspettative non sono andate deluse. La regista infatti, forte di una preparazione teatrale ampia e varia, ha realizzato uno spettacolo che esalta il colorito intreccio di situazioni […] Chiara Muti ha lavorato con mano sicura sulla definizione dei personaggi inserendoli in un contesto scenico (la strutturazione si riallaccia, a ben guardare, ai disegni di Ervin Piscator: la struttura rotante centrale come centro costante dell’azione principale) che a mano a mano si alleggerisce a sottolineare che l’azione si semplifica e si risolve. Ma, appunto è il “movimento” che rispecchia, con elegante sicurezza l’evolversi della vicenda, […] Musica essenzialmente, ma il ritmo teatrale è conseguente e Chiara Muti (assistita da Marie Lambert) l’ha saputo esaltare con intelligente cura e estrema sensibilità, creando un’azione complessiva movimentata, colorita nella quale i personaggi agiscono -con coinvolgente dinamicità. Senza esagerare si può ben dire che si tratta di una regia che si accoda a quelle “storiche” che realizzarono a suo tempo Visconti, Ponnelle, Strehler o Menotti. …”

“Nozze di Figaro come in un sogno”

“…Sorpresa: il verde sfondo del -folto giardino con due padiglioni praticabili- nel quale i commedianti per musica di Da Ponte e Mozart snocciolano i loro ultimi ottonari, è lo stesso nel quale Oberon e Titania, Puck e Bottom dipanano la loro non-storia nel “Sogno” scespiriano. Uno sfondo dove i movimenti degli innamorati sembrano svolgersi attraverso arabeschi onirici, si avviluppano e si dissipano d’incanto come in una danza elegante ed astrusa, governata dai capricci dell’amore. Ritmi danzanti insistentemente percorrono ogni scena di queste “Nozze di figaro” al Petruzzelli di Bari, soffermandosi là dove Cherubino, Susanna, il Conte di Almaviva, incorniciati dai flashback di un’improvvisa luce azzurrina, rivelano agli astanti la loro natura di personaggi-chiave della vicenda. Tratti come questi ed altri ancora, preservando lo spettacolo dall’ovvio di un realismo di maniera, gli hanno dischiuso le ali, aprendo a Chiara Muti la via alla novità e alla originalità. …”

Giovanni Carli Ballola
L’ESPRESSO, 25 febbraio 2016

“Ma che poesia e che musica per -Le nozze-. Successo per Chiara Muti”

“Interpretazione impeccabile dell’opera di Mozart. Con una forza coinvolgente” “… L’opera ha ripreso vita con un’incisiva fascinosità nella quale l’assunto mozartiano –la poesia deve essere assolutamente figlia ubbidiente della musica-, trovava la sua esemplare realizzazione in una unità d’intenti, feconda di emozioni e gustose trovate, calibrate con felice intuito e fresca sensibilità tali da esaltare la forza coinvolgente della creatività mozartiana […] ed appunto questa angolazione, la -la follia- con un intrecciarsi di situazioni che vanno dal risentimento che si evolve in rabbia e nel desiderio di vendetta personale, prende corpo anche musicalmente con una forza coinvolgente che, nel disegno registico di Chiara Muti si riflette in pieno concentrandosi in un’incalzante teatralità, ospitata in un contesto scenico che la funzionalità delle strutture, esalta e rende ancor più incisiva e coinvolgente. …”

Nicola Sbisà
LA GAZZETTA DEL MEZZOGIORNO, 28 gennaio 2016

“Nozze di Figaro: debutto positivo di Bari per il capolavoro mozartiano.”

“…nel primo atto della messa in scena barese, quel sarcastico sbatacchiare e ribaltare il “nobile” porta-parrucca da parte di Figaro messo al corrente delle intenzioni predatorie del conte verso la sua Susanna, sembra alquanto allusivo al mutamento degli equilibri sociali e alle “teste” che di lì a poco la ghigliottina avrebbe fatto saltare. Ecco così dipanarsi la folle giornata come un intreccio serrato di passioni travolgenti, intriso di note comiche e drammatiche e animato da “servi” che si rivelano più acuti e saggi dei loro padroni. E mentre l’opera corre a gran ritmo verso il lieto fine, lungo quattro atti che non pesano affatto sullo spettatore, oltre al gioco delle classi sociali va in scena l’amore nelle sue molteplici sfumature dettate dai sentimenti e dalle diverse età dei protagonisti. …”

Enzo Garofalo
Fame di sud

“…L’ opera scorre felice tra scene e costumi color pastello ( di Ezio Antonelli e Alessandro Lai ) e luci ispirate ai capolavori mozartiani di Strehler. Da quella lezione deriva la regia luminosa e sicura di Chiara Muti. …”

Dinko Fabris
La Repubblica, 31 gennaio 2016

“Teatro e musica, al Petruzzelli uno spettacolo esemplare”

“…Il borghese figaro sfida il Conte D’almaviva in campo aperto e l’accurata regia del bellissimo spettacolo diretto da Chiara Muti e Matthew Aucoin che ha aperto la stagione lirica del Petruzzelli in un teatro finalmente gremito, non si lascia sfuggire alcun dettaglio. Figaro è sì barbiere, ma dialoga con le teste non a caso, e la sua intemerata al conte (–Se vuol ballare signor contino, il chitarrino le suonerò-) cantata dinanzi a una testa infilzata da un bastone e la cui parrucca (una volta rovesciata) serve da ramazza, spiega da sola la cifra di questo spettacolo che riporta al Petruzzelli un titolo particolarmente significativo nella storia della città […] uno spettacolo esemplare dal punto di vista scenico e musicale un bel regalo alla città, […] è raro ascoltare una compagnia di canto in cui ogni personaggio sembra incarnarsi nel suo interprete ideale. […] La regia di Chiara Muti e i preziosi effetti luce di Vincent Longuemare insegnano proprio questo. In un fine settecento stilizzato, senza fraintendimenti testuali, la regista ha ambientato una folle giornata in cui ogni gesto si muove in contrappunto triplo se non quadruplo. …”

Fiorella Sassanelli
La Repubblica Bari, 29 gennaio 2016

“Farfallone in grande mobilità”

“…è un Mozart cresciuto all’ombra di Strehler, quello che ha felicemente inaugurato la stagione del Teatro Petruzzelli e firmato da Chiara Muti, che sulle recite milanesi – dirette dal padre, alla Scala – da bambina è cresciuta. […] Fedeli al libretto, le Nozze di Figaro di chiara Muti si permettono accenti esplicativi da commedia, come ad esempio la mano di Figaro che mima le corna, sul rabbioso -Se vuol ballare signor Contino-, oppure la scopa assegnata a Marcellina, ritratta come una popolana energetica, tuttofare, buffa più del solito nel volersi occupare di tutti e tutto. Nell’ impianto scenico, fisso per i primi tre atti risulta molto funzionale la pedana rotonda centrale, un anello fatato dove tutto confluisce e che attira su di sé come un magnete ogni azione. […] la cura dei Recitativi integralissimi e con ottimo fortepiano costruiva perfettamente la narrazione. […] Sipario dopo la mezzanotte e applausi infiniti. …”

Carla Moreni
IL TEMPO, 1 marzo 2014

“…Approcciando il complesso meccanismo teatrale delle “Nozze”, la regista parte dall’universalità del messaggio mozartiano con la consapevolezza che “Mozart ci disegna per quello che siamo, descrive e sublima i vizi e le virtù” […] Le intenzioni della regia hanno così fatto emergere doti attoriali non comuni da parte degli interpreti, tesi a valorizzare in primis gli aspetti più squisitamente drammaturgici del formidabile libretto di Da Ponte in ogni momento ell’esecuzione…”

Fernando Greco
MARILU’ MASTROGIOVANNI, 2 febbraio 2016

“…Approcciando il complesso meccanismo teatrale delle “Nozze”, la regista parte dall’universalità del messaggio mozartiano con la consapevolezza che “Mozart ci disegna per quello che siamo, descrive e sublima i vizi e le virtù” […] Le intenzioni della regia hanno così fatto emergere doti attoriali non comuni da parte degli interpreti, tesi a valorizzare in primis gli aspetti più squisitamente drammaturgici del formidabile libretto di Da Ponte in ogni momento ell’esecuzione…”

Fernando Greco
MARILU’ MASTROGIOVANNI, 2 febbraio 2016