Opera

Solo a pochi è dato il peso di sostenere il destino del mondo #gallery-1 { margin: auto; } #gallery-1 .gallery-item { float: left; margin-top: 10px; text-align: center; width: 100%; } #gallery-1 img { border: 2px solid #cfcfcf; } #gallery-1 .gallery-caption { margin-left: 0; } /* see gallery_shortcode() in wp-includes/media.php */ Foto Zani Casadio Solo a pochi è dato il peso di sostenere il destino del mondo Foto Zani Casadio Note di regia «Cosa dev’esserci in quel «Cesare»?  Perché il suo nome dovrebbe risuonare più del tuo?».Shakespeare. Cosa rende un uomo immortale? La grandezza del suo destino.Giulio Cesare é entrato nella leggenda, eppure fu un uomo come tutti gli altri...

Il Trionfo della Luce sulle Tenebre Della virtù sul vizio #gallery-1 { margin: auto; } #gallery-1 .gallery-item { float: left; margin-top: 10px; text-align: center; width: 100%; } #gallery-1 img { border: 2px solid #cfcfcf; } #gallery-1 .gallery-caption { margin-left: 0; } /* see gallery_shortcode() in wp-includes/media.php */ Foto Silvia Lelli Foto Silvia Lelli Note di regia All’inizio tutto é oscurità.Un labirinto di muri si erge, tutt’intorno, soffocando l’orizzonte.Edifici squadrati e asettici disegnano una città ispirata al visionario « Metropolis » di Fritz Lang, film culto del 1927 profetizzante l’annichilamento della società e l’umanità automatizzata e asservita al profitto.  L’uomo ha imprigionato se stesso erigendo muri di schermi ad accecare il sole. Dissipata la nebbia ecco, di fronte a noi, moltitudini prostrate, lo sguardo sottomesso, gli occhi fissi e accecati da luci fredde e snaturate d’una chimera, imprigionati al riflesso d’un’immagine che, come il sorriso di Narciso, conduce agli abissi soffocanti d’un limbo ipnotico dove il numero vale più del contenuto.Automi deambulanti in un illeggibile e dissennato scorrere del tempo.Cavie in cerca di ricompense fugaci, virtualmente incatenate, il giudizio formattato alla tirannia d’un unico pensiero imperante.Le memorie si perdono, il passato non ha più nulla da insegnare, non ci si tramanda altro che l’istante presente, relegando al tempo che vola l’oblio di noi stessi.  Immersi nella foschia i ricordi di chi fummo giacciono al suolo impolverati, erosi dalla dimenticanza, pronti per essere riciclati: libri di fiabe, racconti d’infanzia, bambole, aquiloni, vascelli… i bambini, simbolo di rinascita, cercano ancora tra quell’ammasso di rifiuti come sentissero in loro un richiamo verso un passato prezioso a determinarli.Opacizzata dal tempo una Balestra riaffiora dalle ceneri.Degno figlio di un Arciere Jemmy la erge fiero e corre dal padre.Il figlio ha riconosciuto in quell’oggetto un divino segno del destino. Suo padre é Guillaume Tell.La Balestra diventa allora il sacro simbolo della trasmissione tra generazione e generazione. In un solo gesto il racconto trova il suo significato più alto! In uno scambio reciproco padre e figlio si armano metaforicamente d’una Coscienza celebrante l’Umanità nei suoi valori più alti.Agli orfani di risposte l’avvenire preannuncia la cieca schiavitù dell’ignoranza!Guillaume è « l’Arciere e Salvatore » cantato, nell’ultimo suo dramma, da Schiller nel 1804. Un’antica leggenda attribuisce a Tell i meriti d’aver trascinato, agli inizi del XIV secolo, la confederazione Elvetica all’indipendenza dagli Asburgo. In questa lotta dell’Oppresso contro l’Oppressore, la virtù, la dignità e l’umanità sono le armi con cui il poeta romantico sconfigge il male.La leggenda ha valenze universali! Guillaume é, a mio parere, Arciere e Salvatore in senso biblico. In una delle illustrazioni del magistrale affresco poetico...

Il dissoluto punito, in virtù di se stesso, ascende all’eternità… #gallery-1 { margin: auto; } #gallery-1 .gallery-item { float: left; margin-top: 10px; text-align: center; width: 100%; } #gallery-1 img { border: 2px solid #cfcfcf; } #gallery-1 .gallery-caption { margin-left: 0; } /* see gallery_shortcode() in wp-includes/media.php */ Foto Silvia Lelli, Andrea Macchia, Rosellina Garbo Foto Silvia Lelli, Andrea Macchia, Rosellina Garbo Note di regia Edmond RostandLE DIABLEau Pauvre.Traîne-moi jusqu'ici ce beau costume videOù chacun glissera son rêve...

La trama di un racconto del seicento incontra lo sguardo dell'ottocento vestendosi della sua musica #gallery-1 { margin: auto; } #gallery-1 .gallery-item { float: left; margin-top: 10px; text-align: center; width: 100%; } #gallery-1 img { border: 2px solid #cfcfcf; } #gallery-1 .gallery-caption { margin-left: 0; } /* see gallery_shortcode() in wp-includes/media.php */ Foto Silvia Lelli Foto Silvia Lelli Crediti Opera seria in tre attiLibretto di Carlo PepoliMusica di Vincenzo Bellini(Edizione critica Ricordi a cura di Fabrizio Della Seta)Personaggi e interpretiElvira Valton Caterina SalaLord Arturo Talbo Dmitry KorchakSir Riccardo Forth Christian FedericiSir Giorgio Valton Dario RussoLord Gualtiero Valton Andrea TabiliSir Bruno Robertson Marco PuggioniEnrichetta di Francia Laura Verrecchiadirettore Fabrizio Maria Carminatiregia Chiara MutiMaestro del coro Luigi PetrozzielloScene Alessandro CameraCostumi Tommaso LagattollaLight designer Vincent LonguemareDirettore allestimenti scenici Arcangelo MazzaAssistente alle scene Michela MantegazzaAssistente alla regia Paolo VettoriAssistente ai costumi Donato Di DonnaOrchestra, Coro e Tecnici del Teatro Massimo BelliniNuovo allestimento del Teatro Massimo Bellini Note di regia Ascoltando le note della musica del Cigno si è pervasi da un senso di dolcezza classica e celestiale malinconia ottocentesca. Bellini ci prende per mano e ci conduce in atmosfere sensuali, sognanti e lunari: un'aura di magia ci pervade. La limpida bellezza delle sue melodie ci rimanda per echi e risonanze ai miti della Magna Grecia, ai lamenti d'amore delle ninfe che sembrano sussurrarci chi fummo, un senso d'appartenenza ci appaga e ci consola...

Un grande e disperato sogno d’amore fluttuante nelle sabbie del deserto #gallery-1 { margin: auto; } #gallery-1 .gallery-item { float: left; margin-top: 10px; text-align: center; width: 100%; } #gallery-1 img { border: 2px solid #cfcfcf; } #gallery-1 .gallery-caption { margin-left: 0; } /* see gallery_shortcode() in wp-includes/media.php */ Foto Silvia Lelli Foto Silvia Lelli Crediti Teatro dell’Opera di RomaTeatro CostanziDramma lirico in quattro attiLibretto di Domenico Oliva, Giulio Ricordi, Luigi Illiaca e Marco Praga TateBasato sul romanzo dell’abate PrévostMusica di Giacomo PucciniDirettore Riccardo MutiRegia Chiara MutiManon Lescaut Anna Netrebko, Serena FarnocchiaLescaut Giorgio Caoduro, Francesco LandolfiIl Cavaliere Renato Des Grieux Yusif EyvazovGeronte de Ravoir Carlo LeporeEdmondo Alessandro LiberatoreL’oste Stefano MeoUn musico Roxana ConstantinescuIl maestro di ballo Andrea GiovanniniIl lampionaio Giorgio TruccoSergente degli arcieri Gianfranco MontresorIl Comandante di Marina Paolo BattagliaMaestro del Coro Roberto GabbianiScene Carlo CentolavignaCostumi Alessandro LaiLuci Vincent LonguemareORCHESTRA E CORO DEL TEATRO DELL’OPERA Conversazione con Chiara Muti di Leonetta Bentivoglio Forse si potrebbe definire un grande e disperato sogno d'amore fluttuante nelle sabbie del deserto l'allestimento che Chiara Muti - giunta alla sua quarta regia operistica (dopoSancta Susanna di Hindemith a Ravenna, Dido and Aeneas di Purcell alle Terme di Caracalla e Orfeo e Euridice di Gluck a Montpellier) - dedica a Manon Lescaut di Puccini.Nata alle scene nel 1893 e ispirata a un romanzo settecentesco di Prévost (Storia del cavaliere Des Grieux e di Manon Lescaut), è questa la prima opera in cui Puccini sviluppa appieno le tinte caratteriali di uno dei suoi celebri personaggi femminili vibranti e sofferti, destinati al sacrificio conclusivo in palcoscenico e a un'enorme popolarità presso il pubblico di tutto il mondo. Qui l'epilogo della sorte dell'eroina principiale avverrà nella cornice desolata, ai confini dello stato di New Orleans, in cui Manon e l'amato Des Grieux sostano sfiniti dopo la fuga dal penitenziario. "Simbolicamente quella landa è anche il deserto dell'anima attraverso cui Manon aspira alla propria libertà, e in cui invece si trova ingabbiata" spiega Chiara Muti. "Inseguendo una forma di emancipazione, Manon approda in un luogo di abbandono, solitudine e sperdimento che già abitava in lei, e che da sempre le sta nell'anima. E a tempo di minuetto che Manon spira nel deserto che l'ha accompagnata, imbevuta nei ricordi del suo amante...

L’incubo d’un lutto negato si trasforma in un viaggio negli abissi della psiche #gallery-1 { margin: auto; } #gallery-1 .gallery-item { float: left; margin-top: 10px; text-align: center; width: 100%; } #gallery-1 img { border: 2px solid #cfcfcf; } #gallery-1 .gallery-caption { margin-left: 0; } /* see gallery_shortcode() in wp-includes/media.php */ Foto Silvia Lelli Foto Silvia Lelli ORFEO ED EURIDICE di CHRISTOPH WILLIBALD GLUCKOpéra Orchestre National MontpellierAzione teatrale per musicaLivret de Ranieri de’ CalzabigiVersion en italien créée le 5 octobre 1762 à VienneBalázs Kocsár Direction musicaleChiara Muti Mise en scèneOrfeoDelphine GalouEuridiceEleonora BurattoAmoreChristina GanshDécorsEzio AntonelliCostumesAlessandro LaiLumièresJohn TorresChorégraphieMicha van HoeckeChef de ChœursNoëlle GényContinuoYvon RepérantChef de ChantValérie BlanvillainAssistante à la Mise en ScèneMarie LambertAssistant à la ChorégraphieRaffaele SicignanoDanseursNina Aby, Chloé Bioche, Clémence Camus, Lory Perez, Marion Fievet, Nina Marasovic, Jean Bahrel, Fabien Delcausse, Wasakar Coello Chavez, Collin Hill, Jérémy Pappalardo, Loïc QuenouFigurants enfantsLili Charavel, Mathilde Scalzi (en alternance)Anton JoncourTorao SuzukiRégisseur de ProductionMireille Jouve, Xavier BouchonRégisseur de ScèneJérémy LairRégisseur de ChœursChœurs de l’Opéra nationalMontpellier Languedoc-RoussillonOrchestre national MontpellierLanguedoc-RoussillonNouvelle production24, 27, 29 septembre – 1 octobre 2013 “…L’actrice italienne Chiara Muti….. a conquis mardi soir le public de l’Opéra Comédie de Montpellier avec un étonnant “Orfeo ed Euridice” servi par deux chanteuses de talent, pour sa première mise en scène en France…” ““…Un début de saison lyrique sous le signe de l’amour absolu à l’Opéra-Comédie de Montpellier…” ...

Il tempo si anima, il destino si svela, la tragedia danza nella materia dei sogni. #gallery-1 { margin: auto; } #gallery-1 .gallery-item { float: left; margin-top: 10px; text-align: center; width: 100%; } #gallery-1 img { border: 2px solid #cfcfcf; } #gallery-1 .gallery-caption { margin-left: 0; } /* see gallery_shortcode() in wp-includes/media.php */ Foto Silvia Lelli Foto Silvia Lelli Note di regia DIDONE E ENEA TRA LA MATERIA DEI SOGNI Intervista a Chiara Muti di Leonetta BentivoglioChiara Muti è un'attrice intelligente e sensibile che durante una carriera generosa di successi ha compiuto sempre scelte interessanti, sia in teatro che in cinema, puntando a ruoli non prevedibili, a percorsi avventurosi e a sperimentazioni che hanno messo in luce il suo talento multidisciplinare e la sua spiccata musicalità. Risale all'anno scorso il suo debutto nella regia operistica, con l'allestimento al Ravenna Festival di un'opera impegnativa e "femminilissima" come Sancta Susanna di Hindemith. Chiara Muti l'ha affrontata con un rigoroso senso della musica, un approfondito lavoro sugli interpreti e una lettura inventiva e poetica. Ora torna al ruolo di regista per montare, nella cornice impressionante delle Terme di Caracalla, l'opera seicentesca Dido and Aeneas del compositore inglese Henry Purcell."Uno spettacolo all'aperto terrorizza ogni regista", confessa, "perché immette in una situazione in cui non si può controllare appieno la pulizia delle luci. D'altro canto, lo spazio della Palestra Orientale di Caracalla è di straordinaria suggestione: vi si respira la Storia con la maiuscola...